Falchi e rapaci

di Raffaella Vitulano
 
E ora, che succederà? Questo governo punterà la ripresa sull'Europa o sull'euro? Da un premier che nel 1997 scrisse il saggio Morire per Maastricht la risposta sembrerebbe obbligata. Per lui, l'originalità del percorso - prima la moneta unica, poi la politica - non avrebbe comportato rischi. E mentre la Storia ci dimostra il contrario stiamo liquidando, per la gioia dei concorrenti esteri, interi comparti industriali, anche grazie alle politiche di gruppi che negli anni '80 hanno preferito investire la metà dei loro profitti non in attività produttive ma nell'acquisto di titoli di Stato. Questo è stato solo l'inizio della nostra deindustrializzazione. MaGermania e Francia decisero che il nostro export era
ancora troppo forte e competitivo in quegli anni. Ed ecco che seguirono la moneta unica ad un tasso di cambio fisso per l'Italia abbastanza imbarazzante (con buona intesa tra Kohl e Chirac); la fine della separazione tra attività bancaria tradizionale e investment banking speculativa; i flop delle privatizzazioni. E infine tutta una serie di vincoli di bilancio per condurci ad una stupefatta assuefazione capace di congelare la rabbia in uno stillicidio anestetizzante. Così, distratti dai falchi in politica, pochi si sono accorti del volo di ben altri rapaci che hanno ripreso ad oscurare i nostri cieli (leggi Weidmanndi Bce): nei bilanci andrebbero contabilizzate anche le perdite "da spread".
Una proposta capestro. Oggi non abbiamo neppure più bisogno che la Troika ci "invada" come ha fatto in Grecia. Ce ne costruiamo un kit in casa nostra, in vista della Legge di Stabilità. Dunque: Bruxelles vigila dall'alto. Saccomanni (ex Bankitalia vicino a Draghi) l'abbiamo già in squadra. Carlo Cottarelli, per 25 anni al Fondo monetario, sta arrivando da Washington per tagliuzzarci una spending review su misura. Se la cessione di sovranità si riduce al tecnicismo contabile, allora una domanda sorge spontanea per Palazzo Chigi: esecutivo di chi?

r.vitulano@cisl.it

(4 ottobre 2013)

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