La Kasta diva e i micropoteri


  di Raffaella Vitulano
 
La polverizzazione del lavoro è molto più di uno slogan d'effetto. Vallo a spiegare alle famiglie delle centinaia di lavoratori morti qualche giorno fa nel crollo del Rana Plaza a Savar, nella regione di Dhaka in Bangladesh, un fatiscente edificio di 8 piani costruito in un terreno paludoso. Il lavoro, la cui festa si celebra domani in tutto il mondo, si è sbriciolato insieme alle mura crepate di una delle 5 fabbriche i cui proprietari non avevano mai dato peso alcuno agli allarmi lanciati dagli operai, costretti a produrre, per pochi dollari al giorno, capi anche per Mango, C&A, Kik e Wal-Mart. E' la globalizzazione, bellezza.
Appelli inascoltati, come quelli che - di ovvia diversa natura - sono rivolti anche in Italia ad una Kasta poco al servizio della 'ggente e molto della propria sopravvivenza. Il nastro dell'attualità e della protesta è sembrato scorrere davanti ai loro occhi con la velocità di un fotone, riuscendo ad impressionarli solo per qualche istante prima che un autistico livore narcisista li riposizionasse in ammaestramenti di comodo. Col nuovo governo, tuttavia, è da auspicare che venga sopita la prima vera forma di antipolitica: quella che, sostenuta per un ventennio da insulti e diffidenze delle due principali coalizioni, ha causato la delegittimazione reciproca. E' così che si è privato di legittimità il sistema nel suo complesso, inutile frugare altrove.
Il fenomeno dello sgretolamento del potere, almeno come l'abbiamo conosciuto finora, è comunque solo in apparenza opposto alla globalizzazione: grandi imprese, democrazie rappresentative, organizzazioni internazionali, eserciti, tutti gli strumenti tradizionali di esercizio del potere oggi subirebbero - sosteneva ieri Diego Marani in un'interessante analisi - gli attacchi di quelli che il politologo Moisés Naim definisce micropoteri nel suo saggio "The end of power". E' in un panorama ripiegato su se stesso e votato all'angoscia di solitudini disperate che gruppuscoli, singoli individui, hacker, minuscoli partiti politici, attivisti solitari, effimeri movimenti su Facebook rivendicano attenzione. Sostiene Moisés Naim, inoltre, che il potere del futuro sarà sempre più facile da frantumare e sempre più difficile da consolidare.
Il dibattito politico italiano dovrebbe tenerne conto, dato che nell'incattivimento della società c'è concorso di colpa. Dalla disgregazione si passi insomma alla costruzione, o almeno ci si provi, anche sul terreno delle maggioranze variabili. Il nuovo governo italiano ha la possibilità di rilanciare il dialogo su crescita economica, aggiustamento fiscale e riforme, e cercare di ammorbidire le posizioni oltranziste del rigore.
Cominciamo oggi, a rapporto da Angela Merkel.

r.vitulano@cisl.it

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