La tempesta perfetta

di Raffaella Vitulano
 
La tempesta perfetta si ha quando tutti i possibili fattori scatenanti si presentano contemporaneamente e si sommano tra loro per produrre il più devastante e catastrofico
degli effetti; e vanno a colpire proprio lì dove c'è la massima vulnerabilità. Potremmo pensare all'Italia. Ma proviamo per una volta a pensare alla Germania, sulla quale ieri la Commissione
Ue ha deciso ieri di avviare un'analisi sull'elevata eccedenza di bilancio, considerata "ostacolo alla ripresa europea". Curiosamente Berlino, in tutta risposta, sfidando ogni accusa di populismo che
sul nostro paese peserebbe come un macigno, si concentrava invece sulla proposta congiunta Cdu/
Csu-Spd di indire referendum popolari sulle principali decisioni politiche dell'Ue, come il trasferimento di poteri a Bruxelles, l'ingresso di nuovi Paesi nell'Unione, o gli impegni economici della Germania a livello comunitario. Davvero democratica come ipotesi. Ma deve esserci altro se Christian Marazzi, professore e direttore di ricerca socio economica presso la Scuola Universitaria della Svizzera Italiana, rivela dal sito di Wall Street Italia come la Germania stia piuttosto tenendo
nascosta una grave crisi bancaria interna e per questo vorrebbe che la supervisione dei bilanci degli
istituti di credito dell'eurozona fosse condotta dalle autorità monetarie nazionali e non sovranazionali. Bizzarro, per chi impone al Sud regole ferree. E c'è di più. Molti siti specializzati denunciano senza mezzi termini l'immensa discarica "derivata" radioattiva detenuta da Deutsche Bank e l'immondizia
subprime nascosta tra gli scaffali e i forzieri delle banche regionali legate al potere politico tedesco, citando un'intervista al giornalista del New York Times Michael Lewis. I banchieri tedeschi (definiti sprezzantemente "gli idioti di Düsseldorf" dagli squali di Wall Street), nel goffo tentativo di surclassare Goldman Sachs, avrebbero con disinvoltura prestato i soldi ai mutuatari subprime
americani, agli speculatori del boom immobiliare in Irlanda e così via, per poi accorgersi - ohibò - che stavano collezionando perdite per centinaia di miliardi di $, esponendo gli istituti di credito.
Da quel momento in poi la Germania ha cercato di fare qualunque cosa per nascondere la fragilità del suo sistema finanziario, sostenendo complesse creature finanziarie come i vari fondi salvastati, non a caso come maggior contribuente: il governo tedesco versa (noi ci siamo impegnati per 125
miliardi) i soldi al fondo che a sua volta li presta ai governi in difficoltà che a loro volta li restituiscono alle loro banche che finalmente possono rimborsare i loro prestiti alle banche tedesche. E gli interessi sul debito aumentano, mentre in Italia ci interroghiamo sui nomi improbabili delle nuove tasse.

r.vitulano@cisl.it

(14 novembre 2013)

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