Rimedi alchemici

 di Raffaella Vitulano

L'eurogruppo di lunedì eleggerà il suo nuovo presidente e si concentrerà sulla possibile ricapitalizzazione diretta delle banche tramite il Meccanismo europeo di stabilità (Mes). I cittadini sono sempre più in difficoltà, ma stando a quanto riferisce il Wall Street Journal, il Mes sgomita perchè sarebbe già a corto di fondi: gli Stati dovranno erogare i finanziamenti prima dell'intervento del Mes e impegnarsi a garantire o indennizzare il fondo salva-Stati da eventuali perdite. Fatemi capire: appena creato con grandi sacrifici dei cittadini è già a secco?
Ora non è chiaro chi e in quale misura, tra Mes e paesi membri, si debba invece accollare i costi di requisiti più stringenti. Perchè un prestito di 60 miliardi a una banca, secondo studi del Mes citati dal quotidiano economico, costerebbe al fondo tanto quanto un prestito da 180 miliardi a uno Stato, e quindi le casse del salvastati sarebbero presto vuote. E allora prestateli direttamente allo Stato che peraltro lo ha finanziato, no? No.
Un'opzione sarebbe quella di creare una sorta di filiale del Mes ad hoc per i governi ma questo implicherebbe nuovi finanziamenti da parte degli stati membri, e molti non sono d'accordo. E vorrei vedere.
Banche e governi: un perverso alchemico meccanismo circolare; miliardi che vengono creati dal niente e girano avanti e indietro nel circuito finanziario e bancario senza quasi toccare l'economia reale. E intanto gli interessi lievitano e il debito sovrano aumenta. E nella crisi, la necessità di agire in fretta per evitare la catastrofe viene strumentalizzata per tentare di modificare l'assetto istituzionale dell'Unione Europea.
Prima si fanno i progetti, insomma, e poi si cambiano le regole preesistenti con cavilli impronunciabili tipo le Collective Action Clauses sui titoli del Tesoro o il Correcting e Preventig Macroeconomic Imbalances per permettere a quei progetti - tipo il Fiscal Compact - di poter essere approvati. E ancora, la struttura di Controllo del Rischio (Risk Contol Framework) e l'Outright Monetary Transactions da parte della Bce sulle banche italiane. Quando si invocano nuove cessioni di sovranità si dovrebbe comunque considerare che già oggi, nel caso dell'Eurozona, è pressoché totale, dato che concede alla Commissione e al Consiglio Europeo poteri di intervento sulle politiche del lavoro, sulla tassazione, sullo Stato sociale, sui servizi essenziali e sui redditi per imporre tagli e maggiori tasse, sul contenimento degli stipendi, sull'emissione di titoli di stato. Il nostro paese dipende già in buona parte dai mercati di capitali internazionali per la vita dello Stato. Forse bisognerebbe rivedere alcuni accordi europei. O la crescita resterà un lusinghiero ed allettante slogan elettorale.

 (18 gennaio 2013)

r.vitulano@cisl.it

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