Salvataggio decaffeinato


  di Raffaella Vitulano

Vigilia di un vertice Ue che dovrebbe assumere decisioni sull'unione bancaria. Per gli analisti, come Antonio Guglielmi che ha lanciato l'allarme in un report di Mediobanca, o si ritrova un po' di crescita, oppure il peggioramento della crisi "potrebbe costringere il paese alla richiesta di salvataggio". Un rapporto riservato, consegnato soltanto ai clienti, che ha allarmato gli istituti di credito. Eppure qualcuno sostiene che la divulgazione di analisi pessimistiche sulla situazione italiana non farebbe che far precipitare la crisi. Sì, perchè così come esiste il wishful thinking, esisterebbe il predictive panic, ovvero la diffusione di dossier riservati che fa concretizzare gli incubi. La finanza, insomma, sarebbe un'ardita specie di Freddy Krueger: appena vi addormentate, può far alzare la forbice trabund e btp (il malfamato spread) per creare emergenza tra i contribuenti. Non foss'altro perchè sta arrivando in queste ore alle battute finali una direttiva europea sul salvataggio delle banche. Lo schema finora individuato prevede che in caso di fallimento le perdite si riverserebbero prima sugli azionisti, poi sugli obbligazionisti e solo alla fine sui depositi sopra i centomila euro dei risparmiatori. Secondo il Financial Times, l'idea di un'unione bancaria europea, che falcerebbe i legami tra banche in crisi e governi nazionali, si è scontrata con la realtà dei "negoziati politici". Con l'approssimarsi del vertice dei capi di stato e di governo, la linea ufficiale è che i mancati progressi dell'unione bancaria sono dovuti a questioni strategiche, ma il corrispondente dell'FT a Bruxelles riporta i sussurri di alti funzionari per i quali il ritardo è dovuto soprattutto alla noncuranza provocata dalla quiete dei mercati finanziari e dall'avvicinarsi della campagna elettorale tedesca. E in questo senso è probabile che non siano prese decisioni prima del voto di settembre. Nel progetto di unione bancaria, per i Paesi euro svetta il fondo salva-Stati permanente Mes. Una ricapitalizzazione diretta attraverso il Meccanismo europeo di stabilità (per 60 mld di euro che potranno essere
investiti in azioni bancarie a partire dal 2014) potrà evitare che i governi nazionali siano costretti ad aiutare le loro banche. Resta tuttavia, nel Mes, il macigno dei giganteschi interessi sul debito finanziato, che impediranno la ripresa e la crescita e non spezzeranno il circolo vizioso tra debito privato e pubblico. E alla fine, chi pagherà veramente se una banca dovrà essere risanata o chiusa? El Periódico scrive che l'Eurogruppo starebbe optando per un "salvataggio diretto decaffeinato" delle banche in difficoltà. Ma se è vero che tutto passa a questo mondo, salvo il caffè nei cattivi filtri, occorrerà definirli con accuratezza. 

r.vitulano@cisl.it

(26 giugno 2013)

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