Stanislao Moulinski è in Europ@




di Raffaella Vitulano



Andiamo verso l’estate, ma le coperture non saranno light. Deve aver pensato questo il premier, ieri, mentre dava i numeri della pregiata Casa d’aste Eatalia. Ma sì, i maestri della Troika saranno indulgenti, faranno finta di non guardare dietro la lavagna per un paio di mesi e se poi a giugno servirà una manovra correttiva, pazienza: ”Ce lo chiede l’Europa”, e la rassegnazione scatterà nella scuola di Bruxelles tutta fiocchi e grembiulini. Ma per ora è svolta. Un capolavoro di rinnovamento, non c’è che dire, come negli abili travestimenti di Stanislao Moulinsky nei cartoon di Nick Carter. La sinistra Europe@ (quella tutta tweet, asterischi e cancelletti) sfida l’austerity con la candidatura di un tedesco: hanno deciso di deflazionare l’Europa del Sud in onore al miracolo tedesco. Siamo in un’Europa bipolare in cui chi comanda lo fa sulla base del differenziale di indebitamento e di risparmio, una criminale speculazione creditizia del vero Potere e nessun governo riesce a fronteggiarla. I sicari della Troika silurano l’Italia; voti all’unanimità decisi in tempi non sospetti affondano l’economia reale e dossier riservati di Nomura, J.P. Morgan, Merrill Lynch, Lombard Street Research sono già pronti alla deflagrazione dell’euro. Continuano a raccontarci la favoletta dell’Italia sperperona, ma il debito aumenta solo a causa degli interessi passivi, sviluppati dai nuovi vincoli di organismi sovranazionali, per lo più illegittimi. Eliminare o ridurre al minimo questi interessi significherebbe risolvere il problema numero uno addotto da tutti i Governi come spiegazione all’immobilismo verso lavoratori e imprese in crisi. Eppure la soluzione alla crisi del Bel Paese è scritta nell’articolo 123 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (Tfue), che consente agli Stati dell’Eurozona di dotarsi di una banca statale e di usarla per finanziarsi presso la Bce ai tassi che questa pratica alle banche. Gli analisti Giovanni Zibordi e Claudio Bertoni hanno ricevuto parere positivo in materia dalla stessa Bce. E l’avvocato Marco Della Luna ipotizza ora di procedere con una denuncia alla Corte dei Conti per danno erariale. Su quali basi? Diversamente da quanto si crede, lo Stato Italiano, dal 1992-93, spende meno di quanto incassa in tasse. Per fare cassa basterebbe una soluzione giuridica semplice e permessa dai Trattati: il governo può creare una banca di proprietà statale che lo finanzi. Il sistema è semplice: la Bce crea il denaro e lo presta alla banca pubblica allo 0,25% e la banca pubblica lo presta allo Stato allo 0,50% invece che all’attuale 4%. Su 2.000 miliardi di debito pubblico arriveremo a risparmiare 70-80 miliardi l’anno. Troppo bello per essere vero? La Germania e Francia lo fanno già, perché da noi non se ne parla neppure?
Alla Bce è infatti sì vietato l'acquisto di titoli di stato dei paesi membri sul mercato primario (articolo 123, comma 1 del Tfue), però al paragrafo 2 si specifica che "le disposizioni del paragrafo 1 non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell'offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati". In pratica, dunque, teoricamente, una banca avente capitale sociale con partecipazioni pubbliche (anche fino al 100%) , ottiene dalla Bce lo stesso trattamento di tutte le banche private.
Possibilità concreta già attuata in Germania e in Francia.
In Germania la banca pubblica si chiama Kfw, in Francia si chiama Bpi, banche pubbliche che potrebbero ricevere il denaro dalla Bce allo 0,25% come lo ricevono le banche private e comprare i titoli di stato italiani allo 0,35% per esempio. Questo consentirebbe un risparmio di interessi sul debito pubblico quantificabile - come dicevamo - in circa 80 miliardi annui. Con un altro notevole vantaggio. Nel caso tedesco, ad esempio, il debito della Kfw in Germania
(considerata forse la banca più solida al mondo) non rientra nel debito pubblico tedesco.
Riassumiamo. Lo stato italiano non può accedere al noleggio degli euro direttamente (al costo dello 0,25%) ma deve farlo attraverso il mercato primario (cioè grandi banche private internazionali) con costi medi attuali del 4,5% (utile netto delle banche il 3.700% circa). Tuttavia: se lo stato deve piazzare bot, secondo voi, a chi si rivolgerà, alle banche private (4,5%) o alla sua banca (0,25%)?
La Germania ha tutt'ora più di un istituto di credito di proprietà pubblica che finanzia le imprese e lo stato a tassi molto agevolati, prendendo liquidità direttamente dalla Bce. Le passività di questi istituti non vengono conteggiate nel bilancio nazionale, quindi è come se la Germania si fosse "scontata" centinaia di miliardi di euro di debito pubblico. Tutto ciò, per inciso, è perfettamente legale. In Italia questo ruolo potrebbe essere affidato alla Cassa Depositi e Prestiti. Oppure si potrebbe nazionalizzare una banca, magari in cattive acque come il Monte dei Paschi di Siena, usandola come veicolo - attraverso l'acquisizione facilitata di euro - per sostenere i titoli di Stato e abbattere lo spread. Le banche francesi, invece, hanno goduto del sostegno della Bce con piani di finanziamento a breve termine che hanno abbattuto drasticamente gli interessi sul debito. Ora, ci si chiederà perché i governi che si stanno succedendo in Italia non vogliano approfittare di questa possibilità offerta dal Trattato europeo, salvando le finanze pubbliche senza più imporre "sacrifici umani", tasse e tagli ai servizi vitali. Forse perché sono al servizio degli stessi beneficiari di questo travaso. Detentori di interessi e di poteri che hanno, con successo e profitto, realizzato quanto sopra, acquisendo il controllo delle istituzioni nazionali ed europee.

(12 marzo 2014)

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