Tre metri sotto il cielo

 di Raffaella Vitulano

Di un altro Francesco si parlava ieri. Si chiamava Assaiante, e i giornali non si erano mai occupati di lui. O forse sì. Forse quando - con cinismo da pallottoliere - raccontavano statisticamente di un mucchio indistinto di persone stritolate da dogmi speculativi e follemente spinti alla rinuncia della vita. In quella follia non c'è alcun metodo. Non c'è Polonio shakespeariano che tenga, nè logica di convenienza o di protagonismo. Nella stanza di via Ruoppolo, il cielo aveva lasciato posto a una decomposta disperazione. Eppure ieri era vietato essere tristi, nella prima giornata mondiale della felicità istituita dall'Onu, celebrata a Bruxelles sui luoghi di lavoro, tra sorrisi e abbracci. L'organizzazione delle Nazioni Unite sostiene che negli ultimi 30 anni il mondo è diventato un po' più felice, dello 0,14%, per l'esattezza.
Per l'Italia un ventottesimo posto, due gradini appena sopra la Germania. Per Francesco, tre metri più sotto, in una terra martoriata. Se non hai soldi per te e per la tua famiglia hai ben poco da festeggiare. E quello 0,14% proprio non ti torna.

r.vitulano@cisl.it

(21 marzo 2013)

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