Ventisette sfumature di grigio

di Raffaella Vitulano

L'Europa in crisi affida ormai le sue valutazioni a titolistiche librarie. Così il presidente Ue Herman Van Rompuy, premettendo che "il risanamento richiede tempo per dare frutti", che "abbassare gli spread non aiuta le persone che hanno bisogno", ieri andava dritto al dunque: crescita e austerità non sono che diverse "sfumature di grigio" .
Non posso certo conoscere che tipo di letture intriganti abbiano particolarmente coinvolto il presidente negli ultimi tempi, ma va da sé che l'evocazione del bestseller avrebbe dovuto essere ulteriormente spiegata in conferenza stampa a Bruxelles.
E' probabile che le politiche di sola austerità abbiano contribuito a dare dell'Europa l'immagine di una matrigna, di una mistress più capace di punire che non di aiutare i Paesi in difficoltà, gli slaves ormai alle corde. E questo spiegherebbe eventuali frustini.
I giochi di ruolo giustificherebbero così mascherine e bende di seta sugli occhi di leader che non hanno voluto vedere quanto stesse accadendo alle persone comuni, attenti piuttosto a percepire solo i temuti fruscii di kimoni orientali, di mercati di yen e yuan che distraevano l'Europa, ammanettata al rigore.
Nelle sfumature di grigio della frattura ideologica crescita - rigida austerità si fa strada anche il blame game, il gioco delle accuse e dei rimproveri reciproci tra le parti. Forse Van Rompuy ha scelto la vibrante allegoria per evitare il linguaggio comunitario, condito da frasi fatte, riciclate di continuo con qualche leggera variazione e codificate nei documenti costitutivi stessi dell'Ue, struttura portante di qualsiasi sua espressione scritta o orale. Speriamo allora che la golden rule, la flessibilità del deficit che consentirebbe la ripresa degli investimenti in un continente dove i disoccupati sono saliti a quasi 25 milioni, possa sortire un effetto più duraturo di un semplice piumino da solletico. O un Charlie Tango sarà inevitabile.
Il grigio è un colore dalle nuances eleganti. Quello europeo, al momento, lo definirei però grigiore. Tanto vale affidare l'Europa a nuovi Christian Grey.

r.vitulano@cisl.it

(15 marzo 2013)

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