Non é il tempo delle colombe

 di Raffaella Vitulano

Se c’è un giornalista che non ha proprio remore a dire la sua è Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana: “La politica prevede per natura una certa dose di ipocrisia, ma qui siamo oltre. Siamo al solito ritornello per cui i Paesi occidentali, quando proprio va male, compiono ’errori’. Il che implica una derubricazione inaccettabile: bombardi un Paese, lo fai a pezzi com’è successo in Libia, ed è un ’errore’? T’inventi una guerra e scateni un massacro di civili come in Iraq e poi chiedi scusa? Se questo non è spirito coloniale, che cos’è?”. Da anni, insomma, lasciamo che dei ” pasticcioni facciano altri disastri sulla soglia di casa nostra”spingendoci all’intervento, e così ”ci esponiamo a ritorsioni terroristiche”. Ecco perché, a detta di Scaglione, ”l’Unione Europea propriamente detta è finita. È rimasta una struttura finanziaria che si occupa di inflazione e tassi d’interesse”. Tranchant. Oggi l’Europa si trova sotto attacco del terrorismo salafita e i cittadini europei si trovano nella stessa situazione in cui da anni si trovano i cittadini siriani a Damasco o ad Aleppo. E come molti altri in Medioriente. Nel caos più totale, in contemporanea assistiamo silenziosi ai frenetici preparativi di guerra nell’Asia sud orientale con grande stoccaggio di armi ed equipaggiamenti Usa nei paesi dell’area. Un tipo di attività che per molti analisti è preludio certo alla Terza Guerra Mondiale planetaria. Il terrore - lo sappiamo - serve a lubrificare guerre di conquista, depredare risorse e alimentare business di armi e droga a vantaggio di potenti che spesso si dichiarano colpiti dal terrorismo. Ma noi crediamo ancora nei nostri valori di pace, esitiamo. Andiamo scossi. E il premier Renzi scatta in piedi: ”Non è il tempo delle colombe”. Lontano dalla retorica, qualcuno non esita a definire quanto sta accadendo nella Ue come una strategia della tensione a livello europeo, che utilizza per alcuni episodi (false flags) una buona disponibilità di mano d’opera: terroristi già addestrati dai servizi occidentali, che operano o hanno operato in Siria, molti dei quali provenivano da paesi europei, stravolti e sottomessi al dominio ideologico.
I talk ripetono che l'Europa è in guerra. Ma dimenticano che le potenze europee sono già in guerra da anni, per quello spirito coloniale cui si riferiva Scaglione: si pensi all’accordo di spartizione del Medioriente firmato dai diplomatici Sir Mark Sykes e George Picot nel 1916 in Europa, inglese il primo, francese il secondo. E si pensi oggi ad Afghanistan, Iraq, Libia. Qui in Europa la guerra all'Isis sancita da Washington si fa un po' a spanne, in ordine sparso, ma ci siamo da tempo. Interi popoli furono tranciati, divisi, resi mutanti dalle assurde frontiere che Parigi e Londra tracciarono nei deserti mediorientali per spartirsi le risorse. E oggi come allora sono i ricchi trafficanti di odio ad alimentare le guerre; però a morire in tutto il mondo sono lavoratori, studenti, gente comune e innocente.
L’Europa è ormai schizofrenica e premia piuttosto sei miliardi il governo di Ankara, sempre più illiberale, aggressivo e autoritario. In Turchia il gruppo editoriale Feza e l’agenzia di stampa Gihan sono state commissariate; l’ex alleato Fethullah Gulen è accusato di terrorismo, violazione della Costituzione e truffa aggravata; importanti generali sono stati processati per un fantomatico colpo di Stato mai provato; la polizia fa irruzione nelle redazioni e butta in galera giornalisti che fanno il loro mestiere, mentre un’altra si ’suicida’ misteriosamente nel bagno dell’aeroporto.
Ma di cosa stiamo parlando? Di pedine. Delle vite dei cittadini, di nessun conto per i veri criminali: i sicari della democrazia; quelli che puntano a mettere fuori gioco esponenti politici, spaventare l’opinione pubblica, isolare partiti considerati ostili, creare restrizioni di ogni tipo alle libertà individuali e/o collettive. Oggi ci si interroga, di nuovo, su chi siano gli attentatori; da dove vengono e come fanno a colpire indisturbati. Prima di rispondere, riflettiamo sulle colonne di autocisterne dell’Isis che hanno riempito i forzieri di Erdogan, dai quali sono usciti i soldi per comprare armi ai ’ribelli’; ricordiamoci i cortei di pick-up Toyota nuovi di pacca in arrivo dal Qatar; rievochiamo i serpenti di camion giordani, turchi e sauditi zeppi di miliziani e di denaro per mercenari, nonché le armi in arrivo a Raqqa o Mosul. E di fronte al terrorismo molecolare cerchiamo di capire che cosa  può fare la differenza tra vita e morte.

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